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Allarme plastica: lo studio sugli effetti per la salute

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Le materie plastiche sono materiali polimerici che possono contenere altre sostanze finalizzate a migliorarne le proprietà o ridurre i costi: dagli ftalati agli alchilfenoli, passando per composti perfluorinati (PFAS), ritardanti di fiamma bromurati (BFR), diossina, stabilizzatori UV, piombo e cadmio, sono tantissime le sostanze e i composti presenti nelle materie plastiche e dannosi per la salute delle persone”.

Sono i dati che emergono dal rapporto ad opera di Endocrine Society, una società scientifica che riunisce decine di esperti di tutto il mondo, e di Ipen (International pollutants elimination network). Dallo studio svolto da questa società emerge che le materie plastiche sono una minaccia per la salute pubblica poiché contengono una serie di sostanze chimiche pericolose e dannose per il sistema endocrino che contaminano le persone e l’ambiente.

Gli interferenti endocrini (EDC) sono contaminanti ambientali, una vasta categoria di sostanze o miscele potenzialmente in grado di alterare la funzione del sistema endocrino e causare effetti avversi sulla salute delle persone e della loro progenie, tra cui cancro, diabete, disordini del sistema riproduttivo, danni allo sviluppo neurologico dei feti e dei bambini. Tuttavia, queste sostanze sono presenti in tantissimi prodotti diversi, come cosmetici, giocattoli, confezioni, materiali per la casa e auto, sono utilizzate nella preparazione di alimenti industriali o si sviluppano durante il processo di cottura.

Il rapporto ad opera di Endocrine Society ed Ipen cataloga quindi gli EDC nelle materie plastiche, sintetizza decenni di ricerca internazionale sugli impatti sanitari dell’EDC nelle materie plastiche e descrive le vie di contaminazione e gli effetti biologici delle sostanze chimiche plastiche: ecco cosa è emerso.

Le conclusioni del rapporto sulla pericolosità degli interferenti endocrini

Gli EDC contribuiscono in modo significativo alle malattie legate all’ambiente e la plastica è una fonte diffusa e generalizzata di esposizione. Molte plastiche comuni, infatti, contengono e rilasciano sostanze chimiche pericolose, tra cui gli EDC, che sono dannose per la salute delle persone: queste sostanze chimiche, infatti, disturbano i sistemi ormonali del corpo e possono causare cancro, diabete, disturbi riproduttivi, danni allo sviluppo neurologico dei feti e dei bambini e, nei casi più gravi, persino la morte.

Sono oltre un migliaio, secondo le ricerche, i prodotti chimici oggi in uso sono EDC, e oltre 140, tra sostanze o classi di sostanze la cui pericolosità per la salute umana è accertata, sono normalmente utilizzate nelle plastiche, come antimicrobici, coloranti, ritardanti di fiamma, solventi, stabilizzatori UV e plastificanti. Inoltre, l’esposizione a questo tipo di sostanze può avvenire in qualunque fase del ciclo vitale delle plastiche, dalla sintesi industriale (nociva per chi ci lavora) al contatto e allo smaltimento o riciclo (nocive per il consumatore).

Le microplastiche, ad esempio, contengono additivi che possono essere rilasciati, entrando in contatto con la popolazione, e possono formare composti tossici se combinate con altre sostanze chimiche presenti nell’ambiente, trasformandosi in vettori di composti tossici. Inoltre, anche le plastiche biodegradabili e le bioplastiche, considerate più ecologiche rispetto a quelle convenzionali, spesso contengono additivi molto simili, a loro volta interferenti endocrini.

Con l’aumento della produzione di plastica, si prevede un aumento dei tassi di malattie acute e croniche e dei decessi dovuti all’esposizione a sostanze chimiche che alterano il sistema endocrino presentu nelle materie plastiche. Inoltre, uno dei problemi più gravi rispetto alla pericolosità di queste sostanze riguarda l’effetto cocktail: ogni giorno, infatti siamo esposti ed entriamo in contatto con decine di questi composti, le cui combinazioni porrebbero avere effetti sconosciuti e determinare il raggiungimento di valori soglia molto prima di quanto si immagini. Diventa quindi indispensabile, secondo gli autori, determinare nuovi limiti di esposizione tenendo conto anche di questi aspetti.

Stando ai dati emersi dalla ricerca di Endocrine Society, i governi e le imprese dovrebbero attuare politiche che riducano al minimo l’esposizione agli EDC per proteggere la salute delle persone e dell’ambiente. Secondo alcuni degli autori, inoltre, bisognerebbe porre particolare attenzione rispetto alle sostanze plastiche usate nei processi industriali e adottare politiche globali il più possibile standardizzate e omogenee, finalizzate all’eliminazione degli interferenti endocrini dalle materie plastiche nelle sintesi. Gli effetti degli EDC e delle altre sostanze pericolose per la salute umana, infatti, pongono interrogativi gravi e pesanti sulla salute delle future generazioni, dato che producono effetti già sullo sviluppo fetale e che restano nell’ambiente a tempo indeterminato.

Fonte: RomaToday